18 Mayıs 2016 Çarşamba

Introduzione

Introduzione

Nel corso degli anni gli uomini hanno osservato l’universo cercando di svelarne i segreti. Per  rispondere ad alcune spinose domande, molti scienziati hanno fatto delle scoperte, importanti, considerando le limitazioni proprie di quei tempi,altri sono diventati famosi per la loro epoca; tuttavia le affermazioni da loro fatte, col tempo, si sono dimostrate errori scientifici.
Claudio Tolomeo era uno scienziato e filosofo del II secolo D.C. vissuto ad Alessandria quando questa era il centro della ricerca scientifica. Egli osservò i cieli per apprendere tutto il possibile sull’universo e il posto della Terra in esso, riflettendo sui movimenti del sole, della luna e delle stelle. Alla fine concluse che la terra dovesse essere il centro dell’universo. Secondo la sua teoria, la Terra era immobile e il sole, la luna e le stelle le ruotavano tutte attorno. Ai suoi scritti fu prestata molta attenzione, furono tradotti in molte lingue ed ebbero una grande influenza, specialmente sulla cultura Europea. La Chiesa Cattolica prese come base della sua teologia il modello geocentrico di Tolomeo . Dopo poco tempo alcuni si accorsero che nella sua teoria vi erano delle discordanze, ma furono costretti al silenzio data la grande popolarità goduta da Tolomeo. Una volta notate, però, queste discordanze non poterono più essere tanto facilmente ignorate. Nel XV secolo, Copernico mostrò gli errori insiti nelle idee di Tolomeo e prese fermamente posizione contro l’idea di un universo geocentrico. Col passare dei secoli si capì che la Terra era un pianeta che ruotava intorno al sole, che il sole altro non era che una tra i milioni di altre stelle nella Via Lattea, e che la Via Lattea era giusto un esempio di altre innumerevoli galassie composte da stelle.
Gli uomini sono sempre stati affascinati dal fuoco e dalle fiamme che sprigiona, ma i segreti del fuoco non erano ancora stati  scoperti. Verso la fine del 1600 uno scienziato tedesco, G.E. Stahl, tentò di scoprire l’origine del fuoco. Come risultato dei suoi esperimenti Stahl ipotizzò che il fuoco fosse causato da un’invisibile sostanza chiamata phlogiston, che riteneva potesse penetrare ed emergere dagli oggetti. Qualsiasi oggetto che contenesse phlogiston bruciava rapidamente, mentre le sostanze in cui mancava non bruciavano affatto. Si pensava che il fumo, che scaturiva da un oggetto mentre bruciava, fosse un’espulsione di phlogiston dall’oggetto stesso, dato che il materiale che bruciava si riduceva e si indeboliva. Si credeva inoltre che, soffocando il materiale che bruciava, si impedisse l’espulsione del phlogiston, e perciò il fuoco si estinguesse. Ma col tempo venne osservato che i metalli non si riducono né si indeboliscono quando bruciano, ed emerse così qualche dubbio circa la realtà del phlogiston.
 
Claudio Tolomeo
Verso la fine del XVIII secolo, si capì che l’atmosfera era un composto di parecchi gas, diversi tra loro. Mentre si cercava di spiegare i vari modi in cui questi gas bruciavano secondo la teoria del phlogiston, degli esperimenti condotti con l’ossigeno dimostrarono l’invalidità di questa teoria. Nell’osservare del metallo che bruciava nell’ossigeno, Antoine Lavoisier, uno scienziato francese, scoprì che il peso del metallo che bruciava aumentava, mentre la quantità dell’ossigeno diminuiva. I suoi esperimenti dimostrarono l’origine del fuoco. Gli oggetti bruciano quando assorbono l’ossigeno. L’ipotetica sostanza chiamata phlogiston non era mai esistita!
Un altro esempio di uno  errore scientifico storico è la “spiegazione” dell’origine dell’elettricità. Negli anni ’80 del XVIII il medico italiano Luigi Galvani condusse degli esperimenti sugli animali ed improvvisamente si imbatté in una nuova fonte di elettricità – o almeno egli così credette. Nei suoi esperimenti con le rane, vide che i muscoli delle zampe della  rana si contraevano quando entravano in contatto con il metallo. Arrivò perciò alla conclusione che il metallo estraesse l’elettricità dai muscoli e dai nervi degli animali.
Galvani aveva condotto l’esperimento su una singola zampa con un singolo pezzo di metallo. Tuttavia, Alessandro Volta, suo collega, intuì la vera spiegazione dell’esperimento e iniziò a sua volta a lavorare sull’argomento. Attaccò due estremità di un cavo alla zampa della rana e non notò alcuna contrazione. In seguito Volta confutò l’idea che l’elettricità potesse provenire da una rana o da qualsiasi altro animale. L’elettricità è prodotta da un flusso di elettroni, e il metallo è un buon conduttore di elettroni. La teoria dell’“elettricità animale” fu semplicemente un errore commesso in un particolare momento storico.
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Copernico demolì il modello geocentrico
che dell’Universo, adottato dalla Chiesa
Cattolica. Il nuovo modello descriveva
la Terra solo come parte del
Sistema Solare.
Questi esempi dimostrano chiaramente che in passato sono state fatte delle affermazioni totalmente errate su dei processi che oggi sono ben noti. darwinismo
In passato, gli scienziati sono incorsi in vari errori a causa  delle attrezzature di ricerca poco sofisticate disponibili all’epoca, a causa della loro limitata capacità di discernimento, o per i loro stessi pregiudizi. Tra questi errori scientifici, il più grande – e più duraturo – esempio storico è rappresentato da una teoria avanzata per spiegare le origini della vita. Le affermazioni illogiche di tale teoria hanno esercitato un’influenza maggiore di quella di qualsiasi degli esempi prima citati. Questo errore, chiamato darwinismo, unisce una visione materialista del mondo ad una congettura sull'evoluzione.
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Dopo lungo tempo si capì che il “flogisto”
non era affatto la causa del fuoco.
Un tempo, senza prove sufficienti disponibili, alcuni giudicarono scientifica questa teoria. Il libro di Charles Darwin L’origine delle specie fu considerato incoerente già al tempo della sua pubblicazione nel 1859, ma suscitò comunque interesse in qualche ambiente. Darwin esternò le sue ipotesi senza l’aiuto della genetica o della biochimica. Ma le sue affermazioni erronee, basate su reperti fossili all’epoca insufficienti, furono entusiasticamente accolte da coloro che erano propensi ad accettarle per ragioni filosofiche. Vi è una chiara affinità tra la teoria di Darwin e la filosofia materialista. Darwin tentò di spiegare le origini di tutte le cose viventi in termini di caso e fattori materiali, e pertanto la sua teoria rifiutava l’esistenza di un Creatore. C’è voluta una serie di scoperte effettuate nel XX secolo per dimostrare che la sua teoria era sbagliata, completamente irrazionale e illogica.
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Le rane furono anche oggetto di un
errore scientifico che ingannò gli
evoluzionisti.
 
Luigi Galvani
In alcuni ambienti scientifici il darwinismo è ancora un’ossessione assai diffusa, ma questo non impedisce di rendersi conto che il suo tempo darwinismo è giunto alla fine. Tutte le ipotesi scientifiche che un tempo sono servite come sostegno a questa teoria sono crollate, una dopo l’altra. L’unica ragione per cui il darwinismo è ancora vivo è perché in qualche ambiente scientifico alcuni fanatici ancora sposano con passione la filosofia materialista su cui la teoria si basa. Il mondo del darwinismo somiglia all’Unione Sovietica nella seconda parte degli anni ’80, quando l’ideologia comunista crollò e le sue tesi si dimostrarono errate, ma le istituzioni del sistema comunista continuarono a esistere. Le generazioni che erano state soggette al lavaggio del cervello dell’ideologia comunista ancora l’adottavano ciecamente. A causa del loro dogmatismo, il sistema comunista, che a tutti gli effetti pratici era già crollato, fu tenuto in vita ancora per qualche tempo. Si era sperato che politiche come Glasnost e Perestroika potessero riformare il sistema e farlo rivivere. Tuttavia l’inevitabile crollo alla fine si verificò.
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Darwin, esaminando i campioni con
l’attrezzatura primitiva di cui disponeva
nel XIX secolo, non capì quanto
fosse complessa la vita, e cadde così
in un grave errore.
Molto prima di tale crollo però, alcuni ebbero il sentore che il comunismo fosse fondamentalmente finito. Molti osservatori occidentali scrissero che la classe politica sovietica non avrebbe potuto far altro che ritardarne, ma solo per un po’, l’inevitabile collasso.
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A mezzo delle tecnologie umane,
sviluppatesi nel tempo, nuovi scenari
emergono e la nostra vita quotidiana
diventa più facile. I progressi nel regno
della scienza rivelano anche la vera faccia
delle teorie obsolete come il darwinismo,
per molto tempo considerato
valido a causa dell’ignoranza scientifica
un tempo prevalente
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I moderni computer hanno preso il posto di quelli dalle dimensioni di un’intera stanza, che una volta venivano considerati così impressionanti (in fondo alla pagina sinistra).Gli apparecchi televisivi in bianco e nero, la cui invenzione fu allora salutata con grande emozione, sono stati adesso rimpiazzati da quelli a colori che hanno un’immagine perfetta; ed i grammofoni dai moderni stereo e dai lettori CD.
 
La teoria dell’evoluzione fu in genere accettata dato il livello insufficiente della scienza di quel tempo. Nel XX secolo, tuttavia, è stato accertato che il Darwinismo è obsoleto e completamente falso.
 
Il telefono alla sua prima comparsa, e com’è ora.
 
Una macchina fotografica
del XIX
secolo, e una nuova.
In questo libro descriviamo come anche il darwinismo, dal punto di vista scientifico, sia finito da tempo. Ha convinto alcune persone per un po’, ma finalmente si è chiarito che non ha mai avuto alcun vero fondamento scientifico. Le affermazioni a sostegno del darwinismo degli scorsi 150 anni sono state tutte dimostrate infondate. Tutte le presunte “prove” dell’evoluzione sono state confutate, una per una. Presto, tutti i rappresentanti della comunità scientifica che operano nell’illusione di tale teoria, comprenderanno la verità e rimarranno sbalorditi vedendo come sono stati ingannati. Come ha detto lo scienziato svedese Søren Løvtrup: “Credo che un giorno il mito darwiniano sarà classificato come il più grande raggiro nella storia della scienza”.1
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Il darwinismo ha subito un crollo scientifico completo. Questa teoria, che non ha mai avuto una base scientifica realistica, è sembrata agli inizi convincente ad alcuni, a causa del livello poco sofisticato della scienza dell’epoca. Ma col progresso della comprensione scientifica, divenne chiaro che si trattava in effetti di un inganno.
Affinché questo riconoscimento abbia luogo, sono disponibili tutti i necessari dati scientifici .   Resta solo l'accettazione da parte dell’ambiente scientifico.
Nelle pagine seguenti esamineremo i dati scientifici che hanno invalidato la teoria dell’evoluzione e dimostreremo che alla base di questo grande errore vi era l’inadeguato livello scientifico del XIX secolo.

NOTES

1 Søren Løvtrup , Darwinism: The Refutation of A Myth [La Confutazione di un mito], New York: Croom Helm, 1987, p. 422.

Il Disgregamento Dei Miti Del Darwinismo E La Corretta Definizione Della Scienza

Il Disgregamento Dei Miti Del Darwinismo E La Corretta Definizione Della Scienza

Se si facesse un sondaggio tra giornalisti, scrittori, filosofi, scienziati, accademici o studenti universitari del nostro tempo, per sapere  perché credono nella teoria dell’evoluzione e quali sono le prove a suo sostegno , la maggioranza delle loro risposte rispecchierebbe solo dei miti non scientifici.  è possibile elencare i più comuni fra questi miti, spiegando anche perché sono sbagliati.
1. I fautori dell’evoluzione affermano che alcuni sperimenti scientifici hanno dimostrato che la vita iniziò spontaneamente, come risultato di alcune reazioni chimiche. Ma di fatto, nessun esperimento scientifico supporta questa affermazione che, inoltre, si è dimostrata teoreticamente impossibile.
2.  Essi ritengono che  i reperti fossili provino che si è verificato un processo di evoluzione sulla Terra. Al contrario, invece, tutti i fossili svelano una storia naturale completamente differente dalla teoria di Darwin: le specie non vennero alla luce attraverso stadi di un qualsiasi processo di evoluzione, ma furono create in tutta la loro perfezione in un solo istante.
3.  Essi pensano che il famoso fossile Archaeopteryx sia la prova della loro tesi che afferma che gli uccelli si sono evoluti dai rettili. Ma oggi è risaputo che l’Archaeopteryx era un vero uccello, capace di volare, e non è stato mai trovato nessun rettile suo antenato. Non  rimane alcuna prova a sostegno delle affermazioni degli evoluzionisti secondo cui gli uccelli si sarebbero evoluti dai rettili. 
4.  Per anni, “l’evoluzione del cavallo” fu descritta come una delle prove meglio documentate della teoria dell’evoluzione. Dei mammiferi a quattro zampe, vissuti in epoche differenti, furono disposti in ordine di grandezza, dal più piccolo al più grande, e questa “serie dei cavalli” fu esibita nei musei di storia naturale. Ricerche condotte negli anni recenti, tuttavia, hanno dimostrato che i mammiferi di tale serie non sono gli uni antenati degli altri, che la loro sequenziazione è oltremodo imperfetta, e che le creature descritte come antenati del cavallo sono in effetti comparse dopo di esso.
5.  Essi credono che le famose falene della Rivoluzione Industriale d’Inghilterra offrano una prova dell’evoluzione come risultato della selezione naturale. È stato tuttavia provato che il cambiamento di colore delle falene durante la Rivoluzione industriale non è il risultato di una selezione naturale.
Queste farfalle non cambiarono colore; in realtà all’inizio vi erano più falene di colore chiaro, che diminuirono di numero a causa delle condizioni ambientali, mentre aumentava il numero delle falene di colore scuro. Quando che si capì che l'argomentazione della selezione naturale delle falene era una frode scientifica, gli evoluzionisti persero un’altra delle loro cosiddette prove.
6. Essi affermano che nei resti fossili vi sono tracce di “uomini-scimmia” a riprova che gli esseri umani discendono, con le scimmie, da un antenato comune. Tutte le affermazioni a questo riguardo, tuttavia, si basano solo su supposizioni viziate e anche gli evoluzionisti sono costretti ad ammettere che non esiste una traccia fossile dell’evoluzione umana. Ad esempio, Richard Leakey, un evoluzionista paleoantropologo scrive:
David Pilbeam commenta ironicamente, ‘Se chiamassi uno scienziato esperto di un’altra disciplina e gli mostrassi le scarse prove che abbiamo, senz’altro direbbe:
Jonathan Wells
 
Il biologo americano Jonathan Wells e il suo libro, "Icons of Evolution: Science or Myth? Why Much of What We Teach About Evolution is Wrong [Le icone dell’evoluzione: scienza o mito? Perchè molto di ciò che insegniamo sull’evoluzione è sbagliato)"
“Lascia perdere, non ce ne sono abbastanza per procedere”’. Né David né altri coinvolti nella ricerca per il genere umano possono seguire questo consiglio, naturalmente, ma noi rimaniamo pienamente consapevoli dei pericoli nel trarre conclusioni da prove così incomplete.2
David Pilbeam, che Leakey cita sopra, è anch’egli un evoluzionista paleontologo. Egli ammette:
Le mie riserve si riferiscono non tanto a questo libro [Le Origini di Richard Leakey] ma all’intero oggetto e alla metodologia della paleoantropologia. […] Forse intere generazioni di studenti dell’evoluzione umana, me incluso, si sono agitate nell’oscurità; […] la nostra banca dati è troppo scarsa, troppo infida, perché possa forgiare le nostre teorie.3
I fossili, che si riteneva fossero quelli dei cosiddetti antenati degli esseri umani, sono stati identificati come appartenenti o a una specie estinta di scimmie, o a una razza differente di esseri umani. Ne risulta che gli evoluzionisti sono rimasti senza una singola prova a sostegno della loro tesi che sostiene che gli esseri umani e le scimmie si sono evoluti da un unico antenato.
7.  Essi affermano che gli embrioni degli esseri umani e di altre creature passano attraverso lo stesso “processo evolutivo” nel grembo delle loro madri o nell’uovo.
Arrivano anche a dire che l’embrione umano ha delle branchie che in seguito scompaiono. Si è dimostrato che queste affermazioni sono completamente prive di fondamento e che si basano su una grossa montatura scientifica. Un biologo evoluzionista  di nome Ernst Haeckel fu il primo a sostenere  tali affermazioni; egli modificò deliberatamente  i suoi disegni per suggerire che gli embrioni erano uno simile all’altro. Successivamente, anche gli scienziati evoluzionisti dovettero convenire che la sua affermazione era basata su una montatura priva di base scientifica.
8.  Essi pensano che gli esseri umani e altri esseri viventi abbiano organi vestigiali che hanno perso la loro funzione; addirittura credono che una grande parte del DNA sia “spazzatura”, senza alcuna particolare funzione. Ma è noto che tutte queste affermazioni sono il risultato di ignoranza scientifica. Col passare del tempo, come la scienza progrediva, fu scoperto che tutti gli organi e i geni sono in verità funzionali. Questo dimostra che le creature viventi non hanno organi che hanno cessato di funzionare, attraverso il cosiddetto processo evolutivo, perché non più necessari. È stato dimostrato, piuttosto, che queste creature, con tutti i loro organi e parti componenti, non sono il prodotto del caso, ma di una creazione perfetta.
Jonathan Wells
 
Sin dall’ultima parte del XIX secolo, la teoria dell’evoluzione è stata inclusa nei programmi scolastici dei paesi occidentali, ed è stata insegnata come realtà scientifico alle generazioni seguenti. Ciò che viene insegnato agli studenti, comunque, si fa beffa della scienza.
9.   Essi pensano che la variazione in una singola specie – per esempio le differenze nelle dimensioni e nella forma dei becchi dei fringuelli delle isole Galapagos – sia una decisiva prova dell’evoluzione. Ma si sa che questo non rappresenta alcuna prova dell’evoluzione: microcambiamenti nella struttura del becco di un uccello non possono creare nuovi dati biologici, sotto forma di nuovi organi, e pertanto ciò non costituisce evoluzione. Come risultato, anche i neo-darwinisti oggi hanno capito che alcune variazioni all’interno di una specie, non possono portare all’evoluzione.
10.  Essi pensano che le mutazioni negli esperimenti con le mosche della frutta siano state capaci di produrre nuove specie. Ma questi esperimenti hanno prodotto solo individui fisicamente menomati o sterili, e nessuna  mutazione “benefica” è stata osservata. Persino nel caso di mutazioni prodotte sotto il controllo di scienziati ben documentati, nessuna nuova specie si è formata; questo prova che non vi è nessuna evoluzione. Pertanto è impossibile indicare le mutazioni come prova dell’evoluzione.
Se si domandasse perché credono nell’evoluzione, una gran parte degli intervistati,, sarebbe in effetti a conoscenza di ben pochi tra gli esempi summenzionati, oppure li conoscerebbe solo superficialmente. Questi miti, di cui solo poche volte hanno letto qualcosa o che hanno sentito menzionare dai loro insegnanti del liceo, li hanno però convinti dell’evoluzione, e non vedono alcuna ragione per investigare ulteriormente.
Eppure, ognuna delle presunte prove di cui sopra è totalmente infondata. Questa non è una affermazione gratuita, ma  un fatto comprovato con valide prove da scienziati critici nei confronti della teoria dell’evoluzione, come si vedrà nelle pagine che seguono.
Nella sua critica del darwinismo, un ben noto biologo americano, Jonathan Wells4 si riferisce ai miti dell’evoluzione come a “le icone dell’evoluzione”. Con “icone” egli intende le credenze false e superstiziose che ogni sostenitore dell’evoluzione conosce a memoria. La parola “icona” descrive oggetti di venerazione che qualche falsa religione usa per ricordare ai suoi membri quello che essi considerano sacro.
Alcuni dei simboli iconici usati a sostegno della teoria dell’evoluzione (che è in effetti una religione ateistica)5 per i suoi devoti sono i disegni dell’“uomo-scimmia” , le “branchie su un embrione umano” e altre simili montature. Ma ognuno di questi descrive un mito  senza fondamento.
Il libro di Wells, Icons of Evolution: Science or Myth? Why Much of What We Teach About Evolution Is Wrong? [Le icone dell’evoluzione: scienza o mito?  Perché molto di quello che insegniamo sull’evoluzione è sbagliato?] ,elenca dieci icone che corrispondono all’elenco che abbiamo fornito qui e spiega in dettaglio perché tutte sono state invalidate.
Oggi questi miti sono tutti screditati, e gli evoluzionisti non hanno presentato alcuna nuova prova al loro posto.
Come teoria, il darwinismo convinse alcuni nel XIX secolo, quando le condizioni scientifiche non erano avanzate. Ma nel XXI secolo, il darwinismo si è rivelato in quanto finito, antiquato e infondato.

Religione e scienza

Prima di procedere nella constatazione della fine dei miti del darwinismo, nelle pagine che seguono, dobbiamo mostrare l’invalidità di un’altra idea che lega i sostenitori della teoria dell’evoluzione.
Jonathan Wells
 
Il libro di Benjamin Wiker
Si tratta della falsa ipotesi che vi sia un conflitto tra religione e scienza. Quelli che difendono tale ipotesi affermano che la teoria dell’evoluzione deve essere vera poiché gli “scienziati” l’hanno accettata all’unanimità come qualcosa di scientificamente dimostrato. Essi suggeriscono che la Creazione sia una teoria buona per la “fede”, ma non per la scienza. Queste affermazioni, tuttavia, non si basano su dei fatti. Si prenda, ad esempio, il dibattito in corso negli Stati Uniti su come la teoria dell’evoluzione debba essere insegnata nelle scuole. Questo dibattito viene portato avanti solamente a livello scientifico, ma si fanno dei tentativi per dimostrare che vi è un “disaccordo tra le chiese e gli scienziati”. Le notizie, su questo presunto disaccordo, diffuse da alcune organizzazioni di media, e negli  articoli pubblicati da alcuni giornali, sono tutte inficiate dalle stesse superficiali congetture, che sono errate per le seguenti ragioni:
prima di tutto, la Creazione è avvalorata da prove scientifiche. L’attuale disputa evoluzione-contro-Creazione non è tra scienziati e chiese, ma tra alcuni scienziati che si ostinano a credere nella teoria dell’evoluzione, e altri scienziati che vedono che questa teoria è infondata. Tutte le prove disponibili sono contro l’evoluzione. Proprio per la solidità di tali prove, la teoria dell’evoluzione negli Usa è in declino sin dalla seconda metà del XX secolo. Tale declino ha portato alla decisione, in stati come il Kansas, la Georgia e l’Ohio, che nelle scuole debbano essere spiegate anche le prove dell’invalidità della teoria dell’evoluzione. Negli Usa è sorta una forte opposizione contro la teoria dell’evoluzione. Gli oppositori sono tutti scienziati provenienti da rinomate università della nazione. Nel 1970 il Professor Dean Kenyon scrisse una tesi, sull’origine della vita e sull’evoluzione chimica, che l’ha reso uno dei fautori più conosciuti di tale teoria. Oggi egli è un rappresentante del movimento che si oppone alla teoria dell’evoluzione, e che crede che le origini della vita non possano essere spiegate con l’evoluzione, ma solo con la creazione.

Il retaggio del dogmatismo, da Epicuro al darwinismo

Benjamin Wiker insegna scienza e teologia alla Franciscan University. Il suo libro Moral Darwinism: How We Became Hedonists [darwinismo morale: come siamo diventati edonisti] dà una dettagliata relazione della “teoria dell’evoluzione” di Darwin in quanto versione odierna della filosofia materialista del pensatore greco Epicuro e del suo omologo romano, Lucrezio.
Darwin seguì questi due filosofi approfondendo  idee poco scientifiche quali:
1.  La natura è un sistema che si autoregola.
2. Tra le creature viventi vi è una spietata lotta per l’esistenza, e questo porta all’evoluzione per mezzo della selezione naturale.
3. Si dovrebbe evitare di dare una definizione “teleologica” (l’idea cioè che vengano al mondo per uno scopo) della natura e degli esseri viventi.
Ciò che colpisce di queste idee è che non sono affatto scientifiche. Né Epicuro né Lucrezio hanno mai condotto esperimenti scientifici o rilevazioni; hanno solo usato argomenti logici che erano del tutto subordinati ai loro desideri personali. Per giunta, la loro logica partiva da un punto rilevante. Epicuro rifiutava cioè l’idea dell’esistenza di un Creatore, affermando che questo implicava il credere in una vita dopo la morte, e che  questo lo faceva sentire limitato. Egli affermò chiaramente che la sua intera filosofia derivava dalla sua volontà di non accettare tale prospettiva. In altre parole, Epicuro scelse l’ateismo solo per il suo benessere psicologico, quindi intraprese la costruzione di una visione del mondo basata su questa sua scelta di vita. Per questa ragione cercò di spiegare l’universo e le origini della vita nei termini di un sistema ateistico, e a questo scopo adottò delle idee che poi costituirono la base dell’evoluzione.
Benjamin Wiker dà la seguente dettagliata interpretazione della relazione tra Epicuro e Darwin:
Il primo darwiniano non fu Darwin, ma un greco piuttosto noto, Epicuro, nato nell’isola di Samos nel 341 A.C.  circa. Fu lui a procurare le fondamenta filosofiche del darwinismo, dato che modellò una cosmologia totalmente materialistica (ateista), secondo cui  degli scossoni senza scopo della materia bruta, verificatisi in un tempo infinito, avevano generato, per una serie di fortunate coincidenze, non solo la Terra, ma anche tutte la miriade di forme di vita esistenti.[…]
Dopo aver sostenuto che fu Epicuro a modellare tale cosmologia, basandola non su prove concrete, ma solo sul suo desiderio di distogliere il mondo dall’idea di un Creatore, Wiker continua affermando:
[…] Questo comune disprezzo per la religione accomuna l’Epicureismo e la modernità, dato che noi moderni [darwinisti] siamo gli eredi di Epicuro. Attraverso un lungo e tortuoso cammino, una forma rinvigorita del materialismo di Epicuro è diventata il credo  fondamentale del moderno materialismo scientifico – la stessa cosmologia materialista che Darwin si attribuisce in Le origini, e che ancora oggi è alla base del rifiuto materialista  di un disegno nella natura.6
Oggigiorno, coloro che si ostinano a difendere  la teoria dell’evoluzione non sono per la scienza, ma per l’ateismo. Come il loro precursore Epicuro, il loro attaccamento all’ateismo deriva dalla consapevolezza che l’accettazione dell’esistenza di Dio sarebbe in contrasto con i loro stessi egoistici desideri.
C’è un verso nel Corano nel quale Dio descrive esaurientemente la situazione dei non credenti: “Ed essi li ripudiarono ingiustamente e con arroganza nonostante le loro stesse certezze su di loro“ (Surat an-Naml: 14). E in un altro verso Egli rivela: “Avete visto colui il quale ha messo i suoi capricci e i suoi desideri al posto della sua divinità?“ (Surat al-Furgan: 43)
Il “clan” epicureo-darwinista respinge l’esistenza di Dio solo perché la Sua esistenza è in conflitto con i loro desideri e le loro passioni personali; in questo, essi sono molto simili a quelli descritti nel verso di cui sopra. Risulta quindi molto ingannevole considerare l’argomento evoluzione-Creazione come un conflitto tra scienza e religione.
L’evoluzione e la Creazione, due differenti spiegazioni delle origini della vita e dell’universo, esistono dai tempi antichi. Per arrivare a capire quale di queste spiegazioni è quella scientificamente corretta, dobbiamo prendere in esame le scoperte della scienza. Qui, come negli altri nostri libri, vedremo ancora una volta come tutte le scoperte dimostrino che la teoria dell’evoluzione è errata, e che la Creazione invece è vera.

È falso che la scienza debba essere ateistica

Non c’è nessun obbligo per la scienza di essere ateistica, cioè di credere e mantenere il dogma che asserisce che l’universo è composto solo di materia, e che non vi è nessuna consapevolezza oltre la materia. 
La scienza deve investigare le proprie scoperte ed andare ovunque le verità svelate conducano.
Oggi varie branche della scienza come l’astrofisica, la fisica e la biologia testimoniano chiaramente esempi della creazione nell’universo e nella natura, che sono impossibili da spiegare in termini di eventi casuali. Tutte le prove portano verso un Creatore. Questo Creatore è Dio il Cui potere ed intelligenza eterni hanno creato i cieli, la Terra e tutte le cose, vitali o inerti, che ivi esistono.
La “fede” non dimostrata è l’ateismo.
Le pagine seguenti mostreranno come il più importante sostegno dell’ateismo – ovvero il darwinismo – sia crollato. 
Ciô che é nei cieli ed sulla Terra appertiene a Dio. Dio abbraccia tutte le cose. (Surat an-Nisa': 126) 

NOTES

2. Alexander I. Oparin, L'origine della vita, Dover Publications, NewYork, 1936, 1953 (reprint), p. 196.
3. "Nuove prove sull'evoluzione dell'atmosfera primitiva e la vita", Bollettino della Società Meteorologica Americana, vol. 63, novembre 1982, 1328-1330.
4. Stanley Miller, Evoluzione molecolare della vita: stato attuale della sintesi prebiotica delle molecole piccole, 1986, p. 7.
5. Jeffrey Bada, Earth, febbraio 1998, p. 40.
6. Leslie E. Orgel, "L'origine della vita sulla terra", Scientific American, vol. 271, ottobre 1994, p. 78.

Una Volta, Si Pensava Che La Vita Fosse Semplice

Una Volta, Si Pensava Che La Vita Fosse Semplice

Il darwinismo afferma che tutte le cose viventi sulla Terra hanno iniziato a esistere non secondo uno scopo o un piano, ma solo come il risultato di eventi casuali. Il primo anello di questa catena di eventi è che la prima cosa vivente apparve all’interno della materia inerte. Per poter discutere se vi sia stato o meno un processo di evoluzione, bisogna prima dimostrare che la vita abbia potuto davvero iniziare per caso da una materia inerte.
E così, quando paragoniamo questo “anello” a dei dati scientifici, cosa emerge? In altre parole, può il caso formare un organismo vivente da una materia inerte?
Una volta si pensava che le osservazioni e gli esperimenti avessero dato una risposta affermativa a queste domande. Si credeva cioè che delle creature viventi potessero evolvere spontaneamente all’interno della materia inerte. Ma queste osservazioni ed esperimenti, che sembravano confermare quelle asserzioni, erano estremamente rudimentali.
Gli antichi Egizi che vivevano lungo il fiume Nilo pensavano che il numero di rane aumentasse durante la stagione delle piogge perché il fiume le generava dal fango. Essi credevano che non solo le rane, ma anche i serpenti, i vermi e i topi venissero formati dal fango quando il Nilo allagava le sponde ogni estate. Osservazioni superficiali che portarono gli Egizi a credere in questa superstizione.
Il confine tra cose viventi e inanimate non era chiaro non soltanto nell’antico Egitto. Molte antiche società pagane credevano che questo confine fosse facilmente valicabile. Secondo la mitologia indu, il mondo cominciò ad esistere partendo da un enorme,  agglomerato rotondo di materia chiamato prakriti. Da questa materia si sono evolute tutte le cose animate e inanimate e ad essa vi faranno ritorno.
kurbağa
Anassimandro, l’anziano filosofo greco discepolo di Talete, scrisse nel suo libro “Sulla Natura” che gli animali venivano dall’evaporazione del fango al calore del sole.
Lazzaro Spallanzani
 
Lazzaro Spallanzani
Alla base di tutte queste superstizioni vi era la credenza che le cose viventi fossero delle strutture semplici. Questa opinione fu a lungo sostenuta in Europa, dove la scienza moderna cominciò a svilupparsi nel XVI secolo. Ma l’idea che la struttura della vita fosse semplice tenne banco per almeno altri trecento anni, poiché gli scienziati non avevano i mezzi per osservare i minuti dettagli delle cose viventi, specialmente le cellule microscopiche e le minuscole molecole.
Poche superficiali osservazioni ed esperimenti convinsero gli scienziati che la vita fosse semplice. Ad esempio il chimico belga Jan Baptista van Helmont (1577-1644) sparse del grano su una camicia sporca e, dopo un certo tempo, osservò che dei topi scorrazzavano attorno alla camicia. E concluse che i topi venivano prodotti dalla combinazione del grano con la camicia. Lo scienziato tedesco Athanasius Kircher (1601-1680) fece un esperimento simile. Versò del miele sopra delle mosche morte e più tardi vide che altre mosche ronzavano attorno al miele; ed egli pensò che combinando miele e mosche morte si producessero mosche vive.
Scienziati più attenti furono in grado di capire che tutte queste idee erano sbagliate. Lo scienziato italiano Francisco Redi (1626-1697) fu il primo a fare degli esperimenti controllati al riguardo.
Usando il metodo dell’isolamento, scoprì che le larve sulla carne non nascevano spontaneamente, ma si sviluppavano dalle uova depositate dalle mosche. Redi provò che la vita non poteva venire da una materia inerte, ma solo da un’altra cosa vivente – un punto di vista che diventò conosciuto come biogenesi. Il nome dato alla generazione spontanea della vita fu abiogenesi.
Louis Pasteur
 
Gli esperimenti scientifici di Louis Pasteur smentirono la convinzione che la vita avesse potuto avere inizio dalla materia inanimata. In tal modo ebbe fine il primissimo anello dell’illusoria catena evolutiva che Darwin prospettò.
Il dibattito scientifico tra sostenitori della biogenesi e dell’abiogenesi continuò nel XVIII secolo tra John Needham (1713-1781) e Lazzaro Spallanzani (1729-1799). Ognuno di loro bollì un pezzo di carne, e poi lo isolò. Needham osservò che le larve apparivano sulla carne e considerò questo fatto la prova dell’abiogenesi. Spallanzani ripeté lo stesso esperimento, ma fece bollire la carne più a lungo. In questo modo, tutte le forme organiche di vita furono distrutte, e non comparve nessuna larva. Eppure, nonostante Spallanzani avesse invalidato la teoria dell’abiogenesi, in molti non gli credettero; affermarono che Spallanzani aveva bollito la carne tanto a lungo da uccidere il “potere vitale” all’interno di essa.
Mentre Charles Darwin sviluppava la sua teoria, la questione delle origini della vita fu offuscata da dibattiti di questo tipo. Molte persone credevano che la materia inerte potesse generare batteri e altri germi, se non creature visibili come le larve. Nel 1860, il famoso chimico francese Louis Pasteur smentì le vetuste asserzioni dell’abiogenesi, sebbene questa permanesse  nella mente di molti.
Darwin non considerò quasi mai come la prima cellula fosse venuta in vita. Non menziona mai questo tema nel suo libro L’origine delle Specie pubblicato nel 1859. Anche quando gli esperimenti di Pasteur rappresentarono un grosso problema al riguardo, egli a stento trattò l’argomento. La sua sola spiegazione per l’origine della vita fu che la prima cellula avrebbe potuto essere nata in un “piccolo, stagno caldo”. 
Türleirn Kökeni
 
Il libro di Darwin,
L’Origine delle Specie
In una lettera a Joseph Hooker nel 1871 Darwin scrisse:
Si dice spesso che ora sono presenti tutte le condizioni per la prima produzione di un organismo vivente, quali potrebbero essere sempre state presenti. Ma se noi immaginiamo che in una qualche calda, piccola pozzanghera, in presenza di tutti i tipi di sali di ammonio e di fosforo, luce, calore, elettricità, ecc., si sia formato un composto proteico pronto a sottostare a un cambiamento ancora più complesso , al giorno d’oggi tale materia verrebbe istantaneamente divorata o assorbita, cosa che non si sarebbe verificata prima che le creature viventi si formassero.
In breve Darwin sostiene che se una piccola, calda pozzanghera avesse contenuto i materiali grezzi necessari alla vita, essi avrebbero potuto formare le proteine, che si sarebbero poi moltiplicate, per combinarsi a formare una cellula. E aggiunge che tale formazione è impossibile al giorno d’oggi nelle condizioni attuali del mondo, ma che avrebbe potuto verificarsi in un precedente periodo.
Ambedue le affermazioni di Darwin sono pure congetture, senza alcuna fondatezza scientifica.
Ma avrebbero ispirato quegli evoluzionisti che vennero dopo di lui, spingendoli verso un lavoro infruttuoso che sarebbe durato per più di un secolo.
Questo sforzo senza speranza si basava su un errore difeso per secoli, che aveva ingannato anche Darwin, e cioè che la vita è dovuta al puro caso e a una legge di natura.
Da quel momento è trascorso più di un secolo, e migliaia di scienziati hanno provato a spiegare le origini della vita in termini di evoluzione.
Due scienziati che aprirono una nuova strada in questa ricerca furono Alexander Oparin e J.B.S. Haldane — uno russo, e l’altro inglese, ma entrambi Marxisti.
Essi anticiparono la teoria conosciuta come l’“evoluzione chimica” e suggerirono, come Darwin aveva sognato di fare, che le molecole – il materiale grezzo della vita – potessero, con l’aggiunta di energia, evolversi spontaneamente e formare una cellula vivente.
A metà del XX secolo, la teoria di Oparin e Haldane guadagnò terreno perché la complessità della vita non era stata ancora capita. E un giovane chimico di nome Stanley Miller diede un sostegno apparentemente scientifico  alla tesi  dell’“evoluzione chimica”.
Haldane ve Oparin
 
JBS Haldane & Alexander Oparin

Una volta, c’era l’esperimento di Miller

Stanley Miller'ın
 
Stanley Miller
Se si dovesse consultare l’odierna letteratura evoluzionista, dove si parla dell’origine della vita, quasi certamente ci si imbatterebbe in fautori dell’evoluzione che citano l’“Esperimento di Miller” come la più grande prova delle loro tesi. Molti libri di testo di biologia, in molti paesi, informano gli studenti dell’importanza di questo esperimento, e di come avesse “fatto luce” sul problema delle origini della vita. Più spesso, però, non ne vengono forniti i dettagli; cosa l’esperimento produsse e  fino a che punto fu davvero “fatta luce” resta un mistero.
Per fare chiarezza su questo esperimento, vediamo di riassumerne i punti rilevanti, già spiegati in dettaglio in un altro nostro libro. Nel 1953, Stanley Miller, uno studente laureatosi alla Facoltà di Chimica della Chicago University, sotto la supervisione del suo insegnante, Harold Urey, compose una mistura di vari gas che, secondo le sue supposizioni, rassomigliava all’atmosfera esistente sulla Terra primordiale. In seguito, sottopose questa mistura a una scarica elettrica per più di una settimana e, come risultato, osservò che si erano sintetizzati alcuni aminoacidi, presenti negli esseri viventi, insieme ad altri.
Gli aminoacidi sono i “mattoni” delle proteine, che a loro volta costituiscono il materiale fondamentale del corpo umano. Centinaia di aminoacidi si uniscono in una serie particolare all’interno di una cellula per produrre le proteine.  In altre parole, gli aminoacidi sono i componenti più piccoli di qualsiasi cosa vivente.
Per questa ragione, il fatto che Stanley Miller avesse sintetizzato degli aminoacidi causò grande emozione tra gli evoluzionisti. E così nacque la leggenda dell’“esperimento di Miller”, che durò poi per decenni.
Tuttavia, un po’ alla volta, ci si accorse che dopotutto l’esperimento non era valido. Negli anni ’70 venne infatti provato che l’atmosfera della Terra primordiale era essenzialmente composta di azoto e anidride carbonica, e che non conteneva i gas  metano e  ammoniaca che Miller usò nel suo esperimento. Con questo si dimostrò che lo scenario creato da Miller era insostenibile, dato che N e CO2  non sono idonei per la formazione degli aminoacidi. Un articolo del 1998 della rivista geologica Earth, sintetizzò il tutto:
Al giorno d’oggi lo scenario di Miller viene valutato con apprensione. Una delle ragioni  è che i geologi adesso pensano che l’atmosfera primordiale consistesse principalmente di anidride carbonica ed azoto, che sono gas meno reattivi di quelli usati nell’esperimento del 1953.8
Miller deneyi
 
Al contrario di quanto ipotizzato da Miller, l’atmosfera primordiale non era affatto adatta alla formazione di molecole organiche.
Nello stesso anno, in un’altra ben nota rivista scientifica, il National Geographic, venne scritto:
Molti scienziati ora sospettano che l’atmosfera iniziale fosse differente da quella che Miller aveva supposto inizialmente. Essi pensano che consistesse di anidride carbonica e azoto, piuttosto che di idrogeno, metano e ammoniaca. Questa è una brutta notizia per i chimici. Quando proveranno a stimolare anidride carbonica e azoto, otterranno solo una  quantità irrisoria di molecole organiche.9
Jeremy Rifkin
 
Jeremy Rifkin
Nel 1995, in uno storico articolo sulla rivista Science, John Cohen ne diede un’illuminante interpretazione, affermando che gli scienziati alla ricerca delle origini della vita non tengono conto dell’esperimento di Miller. E ne spiegò le ragioni come segue: “l’atmosfera iniziale non era affatto come quella simulata da Miller”.10
"Un altro fatto che invalidò l’esperimento di Miller   fu che venne accertato che l’atmosfera primordiale era ricca di ossigeno. Questo minò del tutto sia l’esperimento di Miller che altri scenari chimici evoluzionisti, considerando che l’ossigeno ha la speciale abilità di ossidare – cioè bruciare – tutte le molecole organiche.  Nel corpo umano, questo pericolo viene evitato per mezzo di speciali sistemi di enzimi. In natura, è impossibile per una molecola organica libera evitare l’ossidazione.
Per decenni, nonostante tutti questi fatti, l’esperimento di Miller, come abbiamo detto, fu pubblicizzato come una spiegazione molto importante delle origini della vita. Nei loro libri di testo, venne detto agli studenti che “Miller mostrò come possono essere sintetizzati dei composti organici ” oppure “Miller dimostrò come si formarono le prime cellule”.
Come risultato, molte persone istruite hanno un’opinione sbagliata al riguardo. Ad esempio, in alcuni articoli che trattano la teoria dell’evoluzione, si possono leggere delle affermazioni del genere: “combinando e facendo bollire  materia organica come gli aminoacidi o le proteine, viene prodotta la vita”. Questa è probabilmente la superstizione instillata nelle menti di alcuni dall’esperimento di Miller. La verità è che tale cosa non è stata mai accertata. Come è già stato spiegato in precedenza, questo esperimento, che cercò di spiegare come si formano gli aminoacidi e addirittura l’origine della vita, viene al giorno d’oggi segnalato come non più attuale e infondato. Ha subito la stessa fine della cosiddetta prova dell’abiogenesi di Jan Baptista van Helmont basata sulle larve della carne, o dell’esperimento di Athanasius Kircher.
Nel suo libro Algeny: A New World—A New World [Algenia: un mondo nuovo– un mondo nuovo], Jeremy Rifkin fa lo stesso paragone, dicendo che se gli scienziati si fossero preoccupati di controllare anche il loro più lieve sospetto, si sarebbero subito accorti che l’esperimento di Miller non era altro che una storiella di fantasia scientifica, proprio come quelle degli scienziati che precedentemente, basandosi sull’osservazione delle larve che affioravano dalla spazzatura, avevano affermato che la vita emergeva dalla materia inerte.11
Coloro che credono che l’esperimento di Miller abbia portato a importanti risultati, non comprendono questo punto importante: Miller condusse il suo esperimento in condizioni prodotte artificialmente da lui stesso, condizioni che non avevano niente a che fare con l’atmosfera della Terra primordiale; in tal modo l’esperimento fu condotto in condizioni non valide. Ancora più importante è il fatto che tale esperimento sintetizzò solamente degli aminoacidi. La formazione degli aminoacidi in qualche modo non indica la creazione della vita.
Se paragoniamo una cellula vivente a una grande fabbrica, gli aminoacidi sono i mattoni dell’edificio. È di vitale importanza  come questi mattoni siano disegnati e sistemati. Finora nessun esperimento ha dimostrato come gli aminoacidi abbiano avuto origine spontaneamente, oppure come si siano organizzati per caso in modo da produrre una proteina funzionale. Per formare una cellula vivente, un complesso meccanismo deve essere totalmente in atto: centinaia di proteine differenti, codici DNA ed  enzimi per leggerli, nonché una membrana che sia selettivamente permeabile. Non è mai stata  dimostrata, però, la possibilità di questa “evoluzione chimica”. Inoltre, credere in questa possibilità è come credere nell’impossibile. Paul Davies, il noto fisico e scrittore di testi scientifici, ha espresso un importante commento su questo argomento:
Alcuni scienziati dicono: “Buttaci sopra dell’energia, ed essa [la vita] nasce spontaneamente”. È un po’ come dire: “Metti un tubo di dinamite sotto un mucchio di mattoni, e bang!, hai costruito una casa!” Naturalmente non avrai una casa, ma solo un casino. La difficoltà del tentativo di spiegare l’origine della vita consiste nel dar conto di come l’elaborata struttura organizzativa di queste complesse molecole possa aver origine spontaneamente per una casuale immissione di energia. Come si assemblate queste molecole specifiche tanto complesse?12 
In effetti, l’esempio di Davies contiene l’esatta soluzione al problema dell’origine della vita. È ragionevole supporre prima che una data casa sia stata costruita con un’esplosione, e poi teorizzare su come ciò sia stato possibile? O è più ragionevole credere che la casa sia il risultato di una creazione e organizzazione superiore ? La risposta è ovvia.
Negli  ultimi venti anni, durante i quali si sono compresi i complessi dettagli della vita, molti scienziati hanno respinto il mito dell’evoluzione chimica e iniziato a dare una nuova risposta alle domande sulle origini della vita – la  realtà della Creazione.

La sorprendente complessità della vita

Il concetto iniziale più importante, che ha fatto sì che la realtà della Creazione sia ben conosciuta da ognuno, è la complessità della vita, che non poteva neanche essere immaginata ai tempi di Darwin. Nel suo libro del 1996, Darwin's Black Box [La scatola nera di Darwin], Michael Behe, professore di biochimica alla Lehigh University, scrive a proposito della scoperta della complessità delle cose viventi:
Sin dalla metà degli anni ’50 la biochimica ha spiegato, con estrema accuratezza, i procedimenti della vita a livello molecolare […] La scienza del XIX secolo non poteva neanche immaginare i meccanismi della vista, dell’immunità, o del movimento, ma la moderna biochimica ha identificato le molecole che permettono queste e altre funzioni. Una volta ci si aspettava che la base della vita fosse oltremisura semplice. Questa aspettativa si è incrinata. Si è constatato che la vista, il moto e le altre funzioni biologiche non sono meno sofisticate delle telecamere o delle automobili. La scienza ha fatto enormi progressi nella comprensione del funzionamento della chimica della vita, ma l’eleganza e la complessità dei sistemi biologici a livello molecolare hanno paralizzato il tentativo della scienza di spiegare le loro origini. […] Molti scienziati hanno temerariamente asserito che le spiegazioni erano già in loro possesso, o che prima o poi lo sarebbero state , tuttavia non si può trovare nessun argomento a favore di tale asserzione  nella letteratura scientifica autorevole. Ancora più importante è il fatto che vi sono ragioni inoppugnabili, basate sulla struttura dei sistemi stessi, per arrivare alla conclusione che una spiegazione darwiniana dei meccanismi della vita sarà sempre evasiva.13
Dunque cosa c’è di così complesso in una cellula? Behe risponde:
Gerald Schroeder
 
Gerald Schroeder, il ben noto fisico e biologo molecolare israeliano
Poco dopo il 1950, la scienza progredì fino al punto che fu possibile determinare le forme e le proprietà di alcune molecole che costituiscono gli organismi viventi. Un po’ alla volta, e con estrema cura, furono rivelate le strutture di un numero sempre maggiore di molecole biologiche, e come queste funzionassero, desumendolo da un incalcolabile numero di esperimenti. I risultati complessivi hanno poi dimostrato, con assoluta chiarezza, che la vita è basata su delle macchine – macchine composte da molecole! Macchine molecolari che trasportano il carico da un posto all’altro nelle cellule, procedendo in “autostrade” fatte di altre molecole, mentre  altre ancora funzionano da cavi, funi e pulegge per mantenere la cellula nella giusta forma. Macchine che spengono e accendono gli interruttori cellulari, a volte uccidendo la cellula, e altre volte facendola crescere di dimensioni. Macchine funzionanti   a energia solare che catturano l’energia dei fotoni e la conservano sotto forma di sostanze chimiche. Macchine elettriche che permettono alla corrente di fluire attraverso i nervi. Macchine che fabbricano sia sé stesse che altre macchine molecolari. Le cellule nuotano usando le macchine, si copiano con il macchinario e con questo ingeriscono il cibo.  In breve, macchine molecolari altamente sofisticate controllano ogni processo cellulare. Perciò i dettagli della vita vengono finemente calibrati, e il macchinario della vita è enormemente complesso.14
Gerald Schroeder, fisico e biologo molecolare, mette in evidenza questa straordinaria complessità:
[…] In media, ogni cellula del vostro corpo, in questo preciso istante ed in ogni secondo, sta formando duemila proteine. Ogni secondo! In ogni cellula. Continuamente.  E lo fanno con una tale semplicità. Noi, di tutta questa attività, non ce ne accorgiamo neanche. Una proteina è una fila di diverse centinaia di aminoacidi, e un aminoacido è una molecola che ha circa venti atomi. Ognuna di tutte le cellule del vostro corpo sta selezionando, proprio adesso, circa cinquecentomila aminoacidi, costituite da circa dieci milioni di atomi, organizzandoli in stringhe preselezionate, unendoli insieme, controllando che ogni stringa sia ripiegata in forme specifiche, e infine inviando ogni proteina verso il luogo giusto, qualcuna all’interno della cellula, qualcuna fuori, luoghi che hanno segnalato  la necessità di queste proteine specifiche. Ogni secondo. Ogni cellula. Il tuo corpo, e anche il mio, è una meraviglia vivente.15
Come scrisse Paul Davies , affermare che questo sistema straordinariamente complesso  è un prodotto del caso o di leggi naturali è come asserire che una casa può essere costruita facendo saltare in aria i mattoni con della dinamite. Ed è per questa ragione che la complessità della vita disarma i darwinisti.  Secondo Behe  nessuna delle loro pubblicazioni scientifiche dà una spiegazione evoluzionista delle origini della vita:
Se si cerca nella letteratura scientifica sull’evoluzione, e  si concentra la propria ricerca sulla questione di come le macchine molecolari - la base della vita – si sono sviluppate, si troverà un innaturale e completo silenzio. La complessità della fondazione della vita ha paralizzato il tentativo della scienza di darne conto; le macchine molecolari si innalzano come una barriera finora impenetrabile e irraggiungibile per il darwinismo.16
In breve, le indagini sulle origini della vita sono state un importante sviluppo che ha contribuito al  crollo della teoria dell’evoluzione. Allora perché gli evoluzionistiancora si aggrappano al darwinismo?
DNA
 
Dopo che si sono spese delle fortune nei lunghi anni di ricerca nella struttura e nella codifica del DNA, gli scienziati stanno ora ottenendo nuovissime ed importanti informazioni.
Ciò nonostante, la perfezione della struttura genetica della cellula continua a nascondere i suoi segreti. La complessa struttura del DNA, e idati vitali ad alta potenzialità che contiene, lasciano perplessi coloro che cercano di spiegare la comparsa della vita in termini di casualità.
 
La parte più importante della complessa struttura della cellula consiste nel DNA, che ne determina la struttura genetica.
Harold Urey, uno degli autori dell’esperimento di Miller, ammette:
Tutti noi che studiamo l’origine della vita troviamo che più vi guardiamo dentro, più abbiamo l’impressione che la vita sia troppo complessa perché si sia evoluta da qualche parte. Tutti noi crediamo, come un atto di fede, nell’evoluzione della vita dalla materia inerte di questo pianeta. Ma è proprio il fatto che la sua complessità sia così grande, che ci rende difficile immaginare che  sia stata davvero così. 17
Urey dichiara che lui e molti dei suoi colleghi “credono” che l’origine della vita sia un evento del caso. Pertanto, in effetti, non fu la scienza la base di questo esperimento, ma la fede. E l’idea che niente esista oltre alla materia, che tutto debba essere spiegato in termini di effetti fisici, è filosofia materialista.
Il darwinismo è scientificamente crollato, solo una fede cieca nella sua filosofia lo mantiene ancora in vita, ma non potrà mai  farlo  rivivere in quanto teoria.

NOTES

7. Charles Darwin, L'origine delle specie per mezzo della selezione naturale, The Modern Library, New York, p. 127.
8. Charles Darwin, L'origine delle specie, (facsimile della prima edizione), Harvard University Press, 1964, p. 184.
9. B. G. Ranganathan, Origini? Pennsylvania: la bandiera della fiducia nella verità, 1988, p. 7.
10. Charles Darwin, L'origine delle specie, (facsimile della prima edizione), p. 179.
11. Derek A. Ager, "La natura dei reperti fossili", Atti dell'Associazione Geologica Britannica, vol 87, 1976, p. 133.
12. Douglas J. Futuyma, La scienza alla prova, Pantheon Books, New York, 1983, p. 197.
13. Solly Zuckerman, Oltre la torre d'avorio, Toplinger Publications, New York, 1970, 75-14; Charles E. Oxnard, "Il posto degli australopitechi nell'evoluzione umana: un dubbio fondato", Nature, vol 258, 389.
14. "La scienza può essere portata alla fine dalla convinzione degli scienziati di avere le risposte finali o dalla riluttanza della società a pagare il conto?" Scientific American, dicembre 1992, p. 20.
15. Alan Walker, Science, vol. 207, 7 marzo 1980, p. 1103; A. J. Kelso, Antropologia fisica, I ed., J. B. Lipincott Co., New York, 1970, p. 221; M. D. Leakey, Olduvai Gorge, vol.3, Cambridge University Press, Cambridge, 1971, p. 272.